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Lo scenario di oggi

Oggi parliamo di crisi mondiale ponendo la base sulla poca disponibilità economica che sempre meno è a disposizione della popolazione del mondo. Il problema però non può riassumersi soltanto in un mero aspetto finanziario poiché si deve parlare, sempre con più certezza, di una crisi mondiale del nostro pianeta sotto ogni aspetto che lo coinvolge.
Quando si fanno similitudini con periodi passati, come quello del 1929 (la grande depressione) che partì dagli Stati Uniti e si estese poi all’Europa, portando di fatto alla seconda guerra mondiale, dimentichiamo il contesto e gli obiettivi di chi comanda.
Nel 1929 c’erano troppo ricchi e bisognava far pulizia.
La grande produzione di beni e le speculative operazioni ottimistiche da parte degli industriali aveva convinto il ceto medio-borghese nell’investire gran parte del proprio denaro in azioni di borsa.
Quando il pallone cominciò a sgonfiarsi (volutamente e magistralmente) chi perse quasi tutto furono proprio i meno abbienti.
La crisi non coinvolse le banche e le strutture industriali che avevano ben congeniato il piano di pulizia. Queste, da questo marasma di Kaos, ne uscirono ancora più ricche e più forti, tanto più forti da finanziare quasi in toto le operazioni militari, di ricerca e di ricapitalizzazione bancaria degli anni successivi. Una crisi voluta per dare una risposta alla madre-patria Inghilterra che aveva messo troppo piede negli affari statunitensi.
Se assumiamo quindi che non c’è stato nessun rispetto per l’umanità (in senso allargato) oggi non dovremmo meravigliarci se il nostro pianeta verte alla rovina programmatica: per molti ma non per tutti ovviamente.
Ormai non ci chiediamo più il perché delle cose e le prendiamo per buone così come ci vengono trasmesse dai media in ogni loro forma. Qualcuno crede ancora che le torri gemelle furono l’obiettivo di un gruppo di terroristi arabi? Se si, allora state leggendo un libro che potrà illuminarvi; se no, avete sicuramente una posizione di rilievo per capire di cosa stiamo parlando.
Vi hanno raccontato che la crisi di oggi, datata 2001 come data di inizio, è stata dovuta a crediti non esigibili (i cosiddetti mutui americani subprime) che vennero trasformati in titoli e poi venduti come tali in America e in Europa. Siamo nel 2006 ma non perdiamo di vista il 2001.
Pare ovvio che un debito che diventa un credito è comunque un debito, e se questo è valido come assioma, ecco che nel 2006 scoppia la bolla: gli stati europei che avevano acquistato questi cosiddetti “titoli” di credito non potevano più far fronte agli interessi che i buoni di stato dovevano garantire ai cittadini.
Ancora una volta, i nostri amici americani, ci avevano scaricato una bella cassa di “merda”, venduta a prezzo stracciato a moltissimi stati e poi agli stessi cittadini; in pratica a tutta l’Europa che, in quel periodo, iniziava a razzolare faticosamente nell’Euro.
Sebbene abbiamo una visione dittatoriale dell’Europa in senso di comunità di stati dobbiamo considerare che si parlava di questa entità fin dai primi anni 80. Lo stesso Craxi menziona la catastrofe europeistica, come premonitore di quello che oggi sta realmente accadendo.
Le ragioni dell’Europa più forte e totalitaria, celate a tutti ma non a chi ha un briciolo di cervello per capire, non nascono per la crisi del 2006. L’Europa è sempre stata un’idea di una nazione che oggi – volutamente – non entra nel sistema monetario: l’Inghilterra.
Un’idea dell’epoca di Cristoforo Colombo, già partorita fin dal 1400 per dominare nuove terre che sarebbero diventate ingovernabili: gli Stati Uniti, appunto.
C’è sempre stata un’Europa. Un groviglio di alleanze che ha voluto predominare sulla creatura USA e che oggi, pur di continuare a farlo, decide di giocare al contrario. Ci arriveremo presto a capire di cosa si tratta, prendiamo però questo punto come un riferimento: Inghilterra – Usa, una partita perversa.
Fideisticamente il senso di appartenenza a una nazione, uno stato, un’unione di stati chi ha spinti ad accettare l’Europa come un bene: e così dovrebbe essere infatti.
Il concetto di unione significa più potere rispetto a chi dall’unione stessa è fuori.
Tuttavia la partita è ancora in corso e non potrà finire se non con scenari apocalittici che non chiedono lumi a Nostradamus ma solo ad una logica lineare e semplice. Il mettere insieme i pezzi non è più uso comune del pensare individuale ma ogni tanto, se si cerca di farlo con dati alla mano, torna tutto nel bene e nel male.
La vera domanda è: quando verrà sferrato il colpo mortale all’America? Potrebbe darsi che Trump, il nuovo presidente eletto, è proprio la pedina che stavano aspettando per la parte finale del piano?
Quando la bomba scoppierà non farà solo vittime al di la dell’oceano atlantico. Dovremmo già essere prima NOI europei agonizzanti o già morti per fare più danno dall’altra parte del mondo. Anche questo lo capirete meglio nel proseguo di queste letture. Adesso tutto potrà sembrare scandalistico e folle ma poi, siamo sicuri che sia veramente così illogico il tutto? Andiamo avanti comunque.
Questo capitolo, denominato “lo scenario”, è un’accozzaglia di pezzi che sono stati messi in fila per dare un senso compiuto ai prossimi argomenti. Sono dati di fatto e ragionamenti logici che portano a determinate conclusioni, le stesse che tratteremo in seguito con la caparbietà di voler capire fino in fondo e farci la nostra personalissima idea che nulla a che vedere con la mia. Nessuno deve essere obbligato a credere in quello che scrivo e nessuna idea deve essere cambiata a meno di un ragionamento interiore che potrebbe nascere naturalmente.
Il mettere insieme i pezzi non significa arrivare alla verità ma solo non cadere più nella menzogna.

Scompenso continentale

Mentre nel medio oriente fiorivano culture come quella sumera e quella egizia nel Nord del continente americano, nell’odierna Australia, nell’est e nel nord-est Europa non vi sono tracce di evoluzione socio-politica. Tant’è che lo stesso Colombo dovette ricredersi sugli indiani a cavallo che aveva “scoperto” con il suo viaggio.
Il cuore della civiltà ha il baricentro in Egitto, almeno come una delle tante epoche evolutive del genere umano.
Le teorie di Zecharia Sitchin non sono affatto utopistiche. Il fatto di affermare che gli antichi Sumeri avevano già imparato a comprendere il sistema solare, il moto dei pianeti e gran parte delle invenzioni che oggi riscopriamo nella meccanica moderna non deve meravigliarci: si tratta solo di periodi di evoluzione forzata.
Anche la stessa Atlantide di Platone non è più leggenda se spostiamo la sua datazione ad un altro periodo evolutivo antecedente.
La stessa Bibbia, o meglio definirla “cronaca di un popolo” racconta di un ennesimo periodo di accelerazione (in questo caso decadente) che l’essere umano subisce ad opera degli Elohim: probabilmente l’ultima “venuta” aliena.
Una prima evoluzione può collocarsi 4,4 milioni di anni fa, come dai recenti ritrovamenti di Ardi (lo scheletro di una creatura in mezzo tra la scimmia e l’homo erectus) nel deserto di Afar in Etiopia.

Una seconda evoluzione si colloca a 3,2 milioni di anni fa con il ritrovamento di Lucy, scheletro di una donna erectus sempre nei pressi dell’Etiopia.

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